La formula1 è uno sport carissimo. Gli investimenti delle case costruttrici e delle scuderie sono stati in crescita, almeno fino alla crisi globale, destinati alla ricerca e sviluppo e finalizzati a grandi ritorni di immagine (specialmente in caso di vittoria) e alla possibilità di sperimentare innovazioni da replicare poi nelle auto in commercio. Il “circo mediatico” con i suoi elementi tipici (rombo di motori, entusiasmo, tanta gente, velocità, passione) era uno dei modi per ripagare gli sforzi di piloti, meccanici, laddove le strategie di marketing globale trovavano terreno fertile sul quale lanciare o consolidare brand di prodotti. Tutto questo continua a reggere in un mondo diverso dal passato cercando nuovi circuiti in paesi dove la ricchezza cresce e la voglia di auto di conseguenza.
Il lancio della Formula E Holdings per correre con auto elettriche sembra essere una sfida impossibile, ma le chiavi di lettura di questo progetto sono molteplici, suggestive e ambiziose.

Intanto quando si muovono organismi come la FIA (che ha ufficialmente sostenuto il progetto) e imprenditori del calibro di Alejandro Agag vuol dire che l’industria dell’elettrico ha superato la soglia di sperimentazione per avviarsi verso la crescita di massa, presto o tardi che sia. Un grande sospiro di sollievo per gli amanti dell’ecologia e un piccolo smacco per i “denigratori” dell’auto elettrica.. è solo questione di tempo.
Ma dove risiedono gli elementi di successo di un progetto globale di questa portata?Provo a immaginarne alcuni: l’industria delle corse è il primo player direttamente coinvolto. il fatto che scuderie come la Mclaren abbiano colto la palla al volo annunciando investimenti nel progetto fa ben sperare che altri competitor si attivino così da raggiungere i 10 team previsti per partire con la kermesse. Per ora solo Paul Drayson (già impegnato nei progetti di ricarica wireless) con la sua scuderia ha realizzato una vettura da corsa elettrica dalle alte prestazioni. E siccome l’elettrico richiede ancora molta ricerca e innovazione è logico pensare che i risultati dei laboratori di sviluppo destinati alla formula elettrica potranno portare know how e soluzioni per migliorare le prestazioni (sia dei veicoli che delle batterie) delle auto in commercio. In quest’ottica la formula elettrica potrà essere un volano di innovazione per l’industria automobilistica che si adatta ai tempi. Non consentirà di recuperare il profondo passivo in cui versa il mercato in questi anni ma di certo aiuterà a sostenere la futura crescita. Nelle prime indiscrezioni gli organizzatori hanno indicato di utilizzare 2 auto da corsa e gestire i pitstop per sostituire il pacco batterie. Non si parla quindi di ricarica elettrica (in effetti impraticabile in una corsa) ma l’unico brand globale con tecnologie per il “battery swapping” è la californiana Better Place. Che sia il prossimo partner sostenitore del progetto? Shai Agassi, fondatore dell’azienda è imprenditore lungimirante e potrebbe sposare la causa, per ovvi ritorni di immagine e possibilità di sviluppo.
La spettacolarizzazione delle “corse silenziose” è invece elemento di grande suggestione. Coniugare il rombo dei bolidi della formula 1 con il silenzio delle auto elettriche che sfreccieranno al solo fruscio del vento è uno scenario inconsueto per il grande pubblico. La sfida del marketing dell’evento in questo caso sarà quella di innovare il vissuto comune di uno sport, mantenendo fede ad alcuni suoi valori ma stravolgendolo in alcune sue caratteristiche fondamentali. Di certo l’evento dovrà estendere il concetto di manifestazione sportiva per coniugare tutti gli elementi di innovazione, ecologia, prodotti green così da concentrare sponsor e investitori non solo del settore auto. E se è vero che la green economy è una delle leve di crescita dell’economia è probabile che le valutazioni di Agag e partners vadano in questa direzione. Infine la terza grande leva del progetto è rappresentata dall’interesse per le città. L’idea di correre in ambienti urbani è un’ottima strategia per offrire opportunità alle grandi metropoli del mondo, alla ricerca di idee nuove per attrarre eventi di rilievo ma soprattutto molto impegnate nella sfida globale della sostenibilità e della riduzione delle emissioni. La gara per ospitare la Formula elettrica sarà altrettanto competitiva in quanto permetterà di progettare iniziative e presentarsi come “sustainable cities”. Per ora l’Italia sembra essere alla finestra. Ma l’imprenditore Agag può contare ottime e influenti amicizie nel nostro paese e sarebbe un vero peccato restare fuori da un progetto di questa portata. Rio de Janeiro ha già ufficializzato la sua ospitalità, Roma ha recentemente rinunciato al circuito urbano di Formula 1, potrebbe adattarlo alla versione ecologica.