Le colonnine di ricarica: un business per l’auto elettrica

Molti parlano dell’auto elettrica e del relativo business globale. In realtà siamo ancora in attesa dei grandi numeri. Ma insieme all’automobile c’è un altro mercato, altrettanto importante e senza il quale il sogno ecologico della mobilità non potrà prendere forma. Parliamo delle colonnine di ricarica. GVBlog presenta una ricerca svolta negli ultimi mesi grazie ad autorevoli fonti internazionali per scoprire quali interessi ruotano attorno anche a questo tema che, giusto per avere un’idea, stima oltre 3,3 miliardi di € di investimenti nei prossimi 5 anni.

La colonnina di ricarica? Sarà una “commodity”, come il telefonino. Oltre 7,7 milioni di punti di ricarica entro il 2017. Un mercato globale da 3,3 mld € che punta sui consumi di energia. E già oggi una multinazionale regala le colonnine ai clienti

 

Come i telefonini. All’inizio grossi, pesanti, scomodi e soprattutto molto costosi. Poi con lo sviluppo tecnologico e i grandi numeri i prezzi diminuirono drasticamente. Oggi il telefonino è uno “strumento” di consumo, il cui costo è assorbito nei contratti con i gestori telefonici.

Il futuro della mobilità elettrica potrebbe avere una storia simile. Secondo una ricerca ENEXIS (principale “utilities” olandese) – presentata recentemente al CEVITTS – dopo questo periodo di sperimentazioni pilota in molte città, si prevede lo sviluppo di massa della mobilità elettrica dal 2017. Nei prossimi anni quindi prenderà forma il mercato globale dell’infrastruttura di ricarica, componente necessario per vendere auto e mezzi elettrici. Per gli scettici, si tratta di 7,7 milioni di punti di ricarica installati entro il 2017. Lo dice un recente report di PIKE Research (il più autorevole istituto di ricerca internazionale sulle “clean technologies”), che prevede una crescita media annuale dei ricavi del 49%, considerato che il 2011 ha visto solo 324.000 unità installate. E per avere idea del mercato, si tratta di 4,3mld di $ (3,3 mld di €). “I prezzi delle colonnine caleranno almeno del 37% – afferma Jonh Gartner, direttore del settore ricerche dell’Istituto – sia per la concorrenza tra le grandi compagnie elettriche, che per i volumi di produzione”. Un mercato che vede oggi una decina di competitor globali, prevalentemente americani (cresciuti grazie ai grossi investimenti effettuati dal governo Obama), dove già entro il 2015 saranno installati oltre 1,5 milioni di punti.

E se l’Europa continuerà ad avere un ruolo da non protagonista in questo scenario (con poco oltre le 500.000 installazioni nel 2017), il vero player globale sarà l’Asia (Cina, Korea, Giappone e Australia), che da sola coprirà oltre il 50% della domanda di mercato mondiale.

Ma dove verranno installati i punti di ricarica?

Contrariamente a quanto si può pensare solo il 31% delle colonnine saranno acquistate dagli Enti Pubblici, mentre la maggior parte sarà installata presso abitazioni (residential 34%) e la restante porzione suddivisa tra luoghi di lavoro e aziende private.

È quindi un mercato in contrasto con quanto visto in Italia in questi anni – afferma Carlo Iacovini, Presidente di GreenValue – quando praticamente solo Enti locali, con grandi fatiche e grazie a finanziamenti pubblici, riuscivano a installare pochi esemplari di colonnine, soprattutto a fini dimostrativi. Il futuro della mobilità elettrica è molto diverso da come lo immaginiamo oggi; bisogna attrarre investitori internazionali per creare posti di lavoro e sviluppare il settore. In Italia oggi Enel svolge un ruolo fondamentale, creando lo standard tecnologico che consentirà nel tempo l’interoperabilità con altri operatori – continua Iacovini -, ma senza sostegno alla domanda di auto elettriche e una semplificazione normativa non saremo un paese appetibile. Non occorrono necessariamente soldi per finanziare le infrastrutture di ricarica, ma la capacità di attrarre investimenti appropriati”.

Infatti la domanda per le auto elettriche non sta dando grandi soddisfazioni ai produttori già in affanno per un settore in crisi strutturale. Su 1051 interviste a cittadini americani (realizzate da PIke research a fine 2011), il 40% afferma di essere “molto” e “interessati” ad acquistare mezzi elettrici. Ma alla stessa domanda due anni fa era il 48% a rispondere positivamente, segno che anche negli Stati Uniti dove c’è una politica molto aggressiva a favore della rivoluzione elettrica, i cittadini sono ancora “tiepidi” ad accogliere l’innovazione.  Soprattutto per i costi ritenuti elevati, sia per le automobili che per le centraline di ricarica (preferibilmente rapida) da istallare presso le residenze, con una capacità di spesa che non supera i 500$ per abitazione. Nonostante questo le previsioni per il 2012 sono di 257.000 veicoli elettrici commercializzati in tutto il mondo, di cui oltre 61.000 in Europa, soprattutto grazie all’arrivo sul mercato di nuovi modelli prodotti da parte di sempre maggiori case automobilistiche (Ford, Volvo, Bmw, Volkswagen)

 

Ma allora chi sono i primi clienti (“early adopters”) di questa rivoluzione elettrica?

Qui la ricerca dell’Istituto internazionale fornisce due interessanti novità:

– la prima è che le grandi aziende (soprattutto appartenenti ai settore ICT e Green) sono i primi acquirenti di colonnine di ricarica, da installarsi nelle proprie sedi per incentivare i dipendenti all’utilizzo di veicoli ecologici, proprio perché i valori ambientali sono sempre più radicati anche nelle nuove professioni e green farà sempre più rima con “glamour”. In america aziende com Google, Sap, Adobe, hanno già installato decine di punti di ricarica, ma anche in Italia realtà come WIND hanno recentemente introdotto auto elettriche nelle loro flotte, mentre McDonald, IKEA sono i primi esempi di aziende che installano punti di ricarica nelle loro sedi e/o negozi.

un forte impulso all’uso dei mezzi elettrici arriverà dai servizi di car sharing, business sempre più in crescita a livello internazionale e che vede i gestori inserire veicoli elettrici nella loro flotta. Autolib (Parigi) Car2Go (Amsterdam, Vienna, SanDiego e altre città) ZIPCAR (multinazionale americana in crescita in Europa), ma anche le più note Hertz e Avis, stanno diversificando l’offerta con auto in car sharing noleggiabili per poche ore. Il loro utilizzo per brevi tragitti consentirà agli utenti di provare la guida dell’auto elettrica e quindi di “abituarsi” al futuro della mobilità privata.

Le prospettive in Italia

In questo quadro globale, l’Italia, oggi, non gioca un ruolo di rilievo.

1) Come mercato di consumo, ci sono le potenzialità di crescita, anzi le politiche ambientali delle città unite alla geografia urbana e sociale dei nostri centri storici fanno del nostro Paese un perfetto  luogo test per lo sviluppo della mobilità elettrica. Ma l’incertezza politica, le difficoltà economiche, l’assenza di incentivi strutturali e una domanda di mercato sempre più stagnante, rendono gli investimenti in questo settore molto difficili da realizzarsi. Infatti nel 2011 sono state immatricolate 302 auto elettriche e 5.127 auto ibride (Fonte Unrae), dati ininfluenti per qualunque analisi. Il 2012 è iniziato meglio con 114 vetture elettriche e 722 ibride nei primi 3 mesi dell’anno- Anche le colonnine di ricarica installate (soprattutto da Enti Locali e Utilities lungimiranti) nel nostro paese non raggiungono nemmeno i veicoli venduti. Sembra strano parlare di mercato con queste cifre, se non fosse per quanto evidente sia il contesto internazionale. Ci sono per fortuna delle eccezioni: una  multinazionale ha recentemente avviato un piano di sviluppo anche nel nostro paese, insieme ad altre 20 nazioni in cui è presente. Con un modello di business molto avanzato – che prevede l’installazione delle colonnine in ogni tipologia di parcheggio accessibile al pubblico e costi di realizzazione interamente sostenuti dalla compagnia – e un break even point a media scadenza, l’azienda, controllata da una Holding con sede a Londra, si propone come investitore ed operatore delle nuove infrastrutture. La colonnina di ricarica è “omaggio” a carico loro, in cambio della possibilità di fornire l’energia per i consumi. Come dire, meglio investire nel futuro e garantirsi i ricavi che verranno. È una scommessa sul successo della rivoluzione elettrica, che solo il tempo potrà valutare.

2) come industria della green economy invece l’Italia potrà giocare un ruolo di player internazionale. Le eccellenze industriali sono riconosciute in Italia in vari campi, si citano due su tutti:

i produttori di veicoli: Autolib il servizio di car sharing elettrico vede l’alleanza con Pininfarina per la realizzazione dell’auto, prodotta a Torino; Tazzari azienda di imola produce e commercializza (soprattutto all’estero) quadricicli e piccole auto elettriche, ZAGATO, designer di vetture, su un’idea di Romano Artioli ha industrializzato la “VOLPE” (recentemente presentata a SKY), microcar a due posti che sarà prodotta in centinaia di migliaia di pezzi in Cina. E la lista potrebbe proseguire.

i produttori di infrastrutture: Ducati Energia azienda bolognese leader di mercato produce colonnine di ricarica (oltre all’ormai diffuso Freeduck, quadriciclo elettrico in uso dalle Poste Italiane), così come la EnergyResources di Ancona. Entrambe si propongono, con modalità diverse, come partner tecnologico per lo sviluppo del settore. Senza dimenticare ENEL che è un vero e proprio motore di innovazione e che potrà affacciarsi ai mercati internazionali con una solida esperienza maturata come azienda pioniera.

Occorre sostenere l’eccellenza dell’industria della green economy del settore e favorirne l’internazionalizzazione perche la mobilità elettrica è già oggi un mercato globale.

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